Quesito del 31/05/2016

Sono erede di una quota di cooperativa edilizia a contributi pubblici che corrisponde ad un alloggio assegnato a mio padre nell’anno 1985.
La coop è stata gestita senza attenzione alle normative e infatti alcune quote sono state assegnate a soci non in possesso dei requisiti richiesti (essere dipendenti pubblici).
Dopo più di trent’anni dalla data di assegnazione il Min. LL.PP. chiede di predisporre gli atti formali di prenotazione e assegnazione quote “ora per allora” (non essendo mai stato fatto altro in merito a parte la scrittura sul libro soci), ma il presidente si oppone alla definizione della pratica per non danneggiare i due soci che non hanno diritto.
Tra l’altro il presidente stesso ha sottratto importi dal conto comune in vari modi tra cui la nomina di un amministratore suo amico che ha preso il doppio del dovuto (siamo ancora in polemica per ottenere la restituzione delle somme in eccesso) e non ha mai predisposto i verbali di assemblea nè un libro delle delibere.
Vorrei sapere in che modo posso tutelare i miei interessi, per riuscire a vendere l’appartamento: posso chiedere la regolarizzazione delle assegnazioni tramite tribunale e forzare il passaggio a proprietà individuale, e al limite la rimozione del presidente e del cda (posso provare tutte le accuse con le relative illegalità perpetrate in questi anni)?

Risposta al quesito:
Il procedimento di assegnazione dell’alloggio realizzato con il contributo pubblico è in parte di natura amministrativa, nel senso che occorre accertare l’esistenza dei requisiti soggettivi in capo ai soci prenotatari.
Tale procedimento è necessario e non può essere ignorato, sicché anche il ricorso al Giudice ordinario non sarebbe idoneo ad evitarne l’attuazione.
Si può, viceversa, ricorrere al Giudice ordinario per il risarcimento di tutti i danni subiti a seguito delle inadempienze dei soci ovvero degli amministratori, purché ne ricorrano i presupposti e non sia intervenuta la prescrizione.
Per quanto riguarda la rimozione del presidente del cda, se non è provocata dalla maggioranza dei soci, può essere ottenuta in sede amministrativa con la denuncia alla Vigilanza del Ministero, con contestuale richiesta di ispezione straordinaria e commissariamento della Cooperativa.
Per ottenere tale risultato, tuttavia, occorre che l’atto di denuncia sia circostanziato e suppartato probatoriamente.