Quesito del 12/03/2019

Volevo avere un Suo parere per quanto riguarda la situazione mia e di altri 5 soci di una coop. abitazione.
Nel 2006 abbiamo preso una casa(versando una caparra cospicua) con patto di futura vendita, senza contratto d’affitto ma solo con il verbale di consegna del cda. Ogni mese la coop provvedeva a mandare a casa la quota rata mutuo in conto vendita. Dopo otto (2014) al momento della richiesta del rogito la cooperativa pretendeva circa 20 mila euro in più oltre al finanziamento (20 mila euro) ottenuto dalla Regione Lazio.
Noi non abbiamo accettato anche perchè non rispettava i prezzi massimi di cessione pagavamo una casa che volendo rivenderla non recuperavamo nemmeno i soldi versati. Col passare del tempo la cooperativa è andata in liquidazione volontaria e poi in LCA.
Ora il 2 febbraio il Mise a nominato il commissario liquidatore. Dal verbale del revisore si evince un passivo di circa 200 mila euro, però alla cooperativa restano a ancora degli immobili fra cui la sede dove e situata.
Io Le chiedo quali sono i rischi peggiori che andiamo incontro? Rischiamo di perdere casa, visto che è prima abitazione?
Quali possono essere gli atteggiamenti migliori nei riguardi del commissario visto che ancora non si è fatto sentire?

Risposta al quesito:
Se non esiste alcun contratto trascritto il Liquidatore ha facoltà, ai sensi dell’art. 72 della Legge Fallimentare, di sciogliersi dal contratto di prenotazione, vendere le case all’asta ed ammettere i soci al passivo in ordine al loro credito per i versamenti eseguiti.
Occorre, pertanto, esaminare bene la situazione societaria e tentare di ottenere l’assegnazione degli alloggi con la trattativa privata, che deve essere istruita dal Liquidatore e autorizzata dal Ministero.