Ho diretto i lavori di costruzione di n° 23 alloggi sociali per conto di una cooperativa edilizia (costituita nel 1979). I lavori sono stati chiusi, e collaudati, nel 2003. Il saldo della mia parcella, attraverso pretesti vari, non è mai avvenuto per cui mi sono rivolto al Tribunale ottenendo decreto ingiuntivo. La cooperativa è ricorsa in appello e nel 2018 è uscita la Sentenza d’appello a me favorevole con condanna anche alle spese legali per la cooperativa.
Alcuni soci hanno versato una quota ritenuta a loro dire congrua (?) mentre la maggioranza dei soci ha fatto orecchie da mercante puntando sul fatto che la cooperativa (a proprietà divisa) non possiede alcun bene attaccabile e che l’attuale legge non consente di attaccare i beni personali dei singoli soci.
Credo sia una grande ingiustizia oltre che una beffa gigantesca che dovrei subire dopo 16 anni di cause e due Sentenze favorevoli.
Quale è il Suo parere in merito? Sarebbe disposto ad assistermi qualora Lei vedesse una soluzione percorribile (ovviamente a pagamento)?
Risposta al quesito:
Sussiste certamente la responsabilità personale degli amministratori, i quali hanno assegnato gli alloggi ai soci, quindi dismettendo il patrimonio sociale senza preventivamente rispettare il credito pregresso (ancorché sub iudice). Occorre, inoltre, verificare se nell’atto di assegnazione a ciascun socio è previsto un accollo generale per debiti futuri.
In entrambi i casi si può procedere in danno di tutti componenti del Consiglio di Amministrazione.